|
Interpretive project management |
|
|
Testi consigliati
In questo spazio suggerisco alcuni testi, principalmente di cultura e di management in generale, che mi sembrano particolarmente significativi. Ogni testo è accompagnato da una breve descrizione in cui riporto alcune impressioni e i motivi per cui lo consiglio. Non si tratta di vere e proprie recensioni, non ho alcuna pretesa a riguardo, ma di semplici appunti da lettore a lettore. I titoli sono elencati in ordine decrescente per data di pubblicazione.
L. Zoja – Paranoia – Bollati Boringhieri, 2012. Zoja definisce la paranoia come «l’unico disturbo mentale dotato di autotropia, cioè di forza autonoma di moltiplicazione e di contagio. Solo la paranoia ha con la storia un rapporto circolare. Essa è causa e insieme conseguenza di eventi di massa. E’ l’unica malattia capace di fare la storia». In questo libro l’autore ripercorre diversi avvenimenti drammatici e li analizza attraverso la prospettiva dell’alterazione psichica di cui soffrivano molti dei personaggi protagonisti, primi tra tutti Hitler e Stalin. Sebbene le considerazioni proposte si riferiscano ad eventi comunque eccezionali per la loro dimensione tragica, il lettore può trarre parecchi spunti e occasioni di riflessione utili anche in un contesto più usuale.
P. Gagliardi – Il gusto dell’organizzazione – Guerrini e associati, 2011. Commentare seppur brevemente questo libro per me rappresenta nello stesso tempo un piacere e un impresa difficile. Un piacere perché, sebbene non sempre di facile comprensione, è una fonte inesauribile di motivi di riflessione e di qualche piacevole conferma. Come ad esempio quando mi sono ritrovato nelle parole dell’autore a vagare verso sera all’interno dell’edificio ormai deserto di una azienda presso la quale svolgevo un incarico professionale. Cercavo segnali che mi facessero capire meglio il modo di fare e di pensare di quell’organizzazione, cosa essenziale per chiunque faccia consulenza. Andavo alla scoperta di evidenze quali la disposizione dei posti di lavoro, l’uso degli spazi, gli oggetti utilizzati, la cartellonistica e altri elementi tangibili la cui rilevanza è così ben trattata in questo libro. Il commento diventa impresa difficile in quanto l’autore è stato mio capo durante gli anni trascorsi all’Istud, di cui mantengo un ricordo molto forte. Al prof. Gagliardi va ancora oggi la mia profonda gratitudine per la grande opportunità di crescita che mi è stata data in quel periodo.
James Lovelock – Gaia – Bollati Boringhieri, edizione del 2011. Il titolo può ricordare a molti quello di un programma televisivo andato in onda in molte puntate anni or sono. In effetti l’autore nel 1979 ha chiamato Gaia la sua concezione della Terra come un unico organismo vivente, capace di autoregolarsi e di rispondere attivamente alle varie perturbazioni che frequentemente riceve. In questa accezione Gaia è un sistema complesso in grado di mantenersi sull’orlo del caos senza necessariamente collassare, pur non restando statica e immutabile. La teoria della complessità è applicabile non solo al nostro pianeta come insieme ma anche a contesti molto più ridotti, ad esempio al singolo individuo o a organizzazioni professionali o sociali. Gaia è uno dei libri fondamentali per avvicinarsi a questo affascinante mondo della complessità in cui nulla è visto in modo parcellizzato e dove le interrelazioni tra le varie componenti appaiono persino più importanti delle caratteristiche e delle proprietà delle singole parti.
Daniel Goleman – Intelligenza emotiva – BUR (ventesima edizione italiana) 2009. Fino a qualche decennio fa era d’uso misurare l’intelligenza attraverso una serie di test che portavano alla definizione di un numero, chiamato Quoziente Intellettivo, che privilegiava l’aspetto logico-deduttivo e nozionistico ma teneva in scarsa considerazione le dimensioni comportamentali e relazionali dell’individuo sottoposto a test. Negli anni ’80 fu lo psicologo statunitense Howard Gardner, per primo, a introdurre il concetto delle intelligenze multiple, distinguendo sette diversi tipi di intelligenze. La nozione di intelligenza emotiva, già descritta da Howard Gardner nelle due forme di intelligenza intrapersonale e interpersonale, è stata successivamente ripresa e ulteriormente sviluppata nelle sue varie componenti e implicazioni pratiche dallo psicologo statunitense Daniel Goleman nel suo famoso libro Emotional Intelligence, la cui prima edizione risale al 1995.
Giorgio Nardone – Problem Solving strategico – Ponte alle Grazie, 2009. Un libro molto agile, essenziale direi, ma nello stesso tempo ricco di spunti e indicazioni. L’autore, una delle figure più prestigiose nel campo del problem solving, suggerisce con esemplificazioni pratiche alcune modalità di azione che possono aiutare a far emergere il problem solver che è in ciascuno di noi.
Riccardo Varvelli, Maria Ludovica Varvelli – Marchionne la Fiat e gli altri – Il Sole 24 Ore, 2009. Da qualche anno si parla di “fenomeno Marchionne” e, in un certo senso, anche di “fenomeno Fiat”. Le recenti vicende aziendali hanno suscitato grande interesse nei confronti di questa accoppiata che per molti versi si sta dimostrando vincente. Fortuna? Capacità di cogliere opportunità offerte da alleati o concorrenti in disarmo (leggi General Motors prima e Chrysler poi)? Questo libro coglie un duplice obiettivo: da un lato, quello di spiegare sinteticamente ma con precisione di persone, fatti e cifre gli avvenimenti salienti. Dall’altro lato offre interessanti chiavi di lettura sulla figura carismatica di Marchionne e su altri importanti manager del settore auto che lo hanno preceduto in Fiat e non. Ultimo aspetto, non meno importante: in tutto il libro traspare la preparazione e l’esperienza degli autori che in modo semplice ma rigoroso offrono al lettore pagine di pensiero organizzativo di rara efficacia. Lo consiglio vivamente.
P. Watzlawick – Il linguaggio del cambiamento – Universale Economica Feltrinelli, 2009. L’autore, filosofo, sociologo, psicologo, è considerato uno dei maggiori studiosi della comunicazione. Essenzialmente fondato su principi di psicoterapia, questo libro focalizza l’attenzione sul fatto che il linguaggio, la parola, non sono solo mezzi espressivi ma potenti strumenti dell’arte della persuasione. Esistono due realtà: quella esterna, oggettiva e quella che è il risultato delle nostre opinioni sul mondo. La loro sintesi produce convinzioni, pregiudizi, valutazioni e distorsioni. Attraverso numerosi esempi e attingendo all’opera di importanti pensatori, l’autore ci aiuta a riflettere su alcune dinamiche della comunicazione che rivestono importanza determinante sia nella professione, sia nella vita in generale.
Alberto Gandolfi – Formicai, imperi, cervelli – Universale Bollati Boringhieri, 2008. Da un po’ di tempo si fa un gran parlare di complessità: in azienda, sui media, ecc. Complessità sembra si accompagni bene con globalizzazione, con nuovi scenari evolutivi, con le evoluzioni (o involuzioni?) che caratterizzano la nostra odierna società. Ma cosa è in sostanza la complessità? Come riconoscerla e comprenderla? Come distinguerla dalla (a volte inutile) complicazione? Quali sono, se non le conclusioni, almeno i progressi e i risultati parziali a cui sono pervenuti scienziati e pensatori che da prospettive e discipline diverse si sono focalizzati sullo studio di questo affascinante tema? A tutto ciò risponde mirabilmente il libro di Alberto Gandolfi, scritto in modo chiaro e comprensibile e con l’intento esplicito di avvicinare il lettore alla comprensione dei contenuti esposti. Lo raccomando a tutti.
Loredana Dova – Dante Giacosa, L’ingegno e il mito – Araba Fenice 2008. Certi uomini hanno cambiato la storia con la forza delle loro idee, con la pazienza, con il lavoro quotidiano. Uno di questi è stato Dante Giacosa (1905-1996), un uomo che progettando automobili prima, ispirando progettisti e ingegneri poi, ha contribuito in modo determinante alla trasformazione economica dell'Italia, nel cruciale passaggio da paese contadino a nazione industriale. Forse non ci pensò mai o forse lo diede sempre per scontato, ma fu anche un grande project manager. Di fatto fu un abile negoziatore e interprete di mandati ricevuti dalla direzione, seppe guardare avanti e in molti casi anticipare le esigenze della committenza, facendosi trovare sempre pronto anche agli appuntamenti più difficili e pressanti. E fu anche un fine conoscitore di uomini, disposto a comprendere e supportare gli sforzi dei propri collaboratori, per riconoscere e dare spazio alle loro abilità. Questo libro, oltre ad essere ricco di dati e aneddoti, descrive con calore il personaggio Dante Giacosa e mette in luce oltre alle sue straordinarie competenze tecniche, le sue almeno altrettanto grandi doti di uomo.
Thomas A. Harris – Io sono ok, tu sei ok – BUR (ottava edizione italiana), 2008. Perché assumiamo certi comportamenti e come possiamo comportarci in un modo diverso se desideriamo cambiarli? L’autore di questo libro, basandosi su pochi concetti chiave e utilizzando un linguaggio chiaro, concentra la sua attenzione sulle dinamiche che si scatenano durante la comunicazione reciproca e cerca di individuare, mediante l’analisi transazionale, i meccanismi che le governano. Pubblicato per la prima volta negli anni sessanta questo libro costituisce tuttora un efficace strumento per analizzare il nostro comportamento e per trarre spunti concreti di miglioramento.
Hermann Buhl – E’ buio sul ghiacciaio – Corbaccio (terza edizione italiana), 2008. Considerato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, Buhl conquista per primo, da solo e senza ossigeno il Nanga Parbat nel 1953 e nel 1957 il Broad Peak (primo uomo a salire due 8000 metri). Messner si è a lui ispirato per utilizzare, anche sulle grandi cime himalayane, la tecnica di salita "in stile alpino", cioè privilegiando rapidità e compattezza rispetto alle imponenti spedizioni che si ritenevano in precedenza necessarie per conquistare le altissime vette. Questo libro, scritto in modo semplice e diretto, costituisce un esempio concreto di passione, determinazione e coraggio.
Alfred Lansing – Endurance, L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud – TEA, 2008 (la versione originale è del 1959). L’autore ricostruisce con testimonianze e documenti originali la drammatica e nello stesso tempo splendida avventura di Shackleton e dei suoi 27 uomini rimasti in balia dei ghiacci per moltissimi mesi. Il racconto, se da un lato pone in grande evidenza il ruolo carismatico e di leader di Shackleton, dall’altro ne traccia anche gli inevitabili difetti, umanizzandolo e avvicinandolo a ciascuno di noi. Oltre che ricco di spunti relativi alla leadership, il romanzo offre vaste possibilità di riflessione sulle molteplici capacità di adattamento degli uomini sia come individui sia come entità sociale, dimostrando in sostanza che un grande leader è condizione necessaria ma non sufficiente a fare grande un team.
Robert. I. Sutton – Il metodo antistronzi – Elliot Edizioni, 2008. Titolo esplicito per un libro che a mio avviso dovremmo leggere tutti. Sempre più spesso ci capita di imbatterci in persone meschine e arroganti che non hanno rispetto per niente e nessuno e che mirano solamente alla realizzazione dei loro, spesso altrettanto meschini, obiettivi. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone deboli, che pongono in atto comportamenti aggressivi e maleducati per difendersi, ma che rendono la vita difficile a chi è costretto a relazionarsi con loro. Questo libro non è solo uno sfogo, un atto di accusa nei confronti di un fenomeno sociale preoccupante; l’autore, docente alla prestigiosa università di Stanford, propone infatti una serie di riflessioni e suggerimenti che ho trovato utili e applicabili.
Paolo Marsich (a cura di) - Cicerone, L'arte di comunicare - Oscar Mondadori, 2007. E’ un breve saggio in cui il curatore propone alcuni brani del pensiero di Cicerone a proposito dell’arte oratoria. Comunicare con efficacia, lo sappiamo tutti, rappresenta un bisogno ormai primario per tutti coloro che svolgono attività implicanti relazioni sociali. A volte si hanno buone idee e ottime intenzioni ma si fatica a trasmetterle. Leggendo questo libro il lettore avrà poi modo di notare quanti principi e metodi che le società di formazione ci propinano ora come approcci originali, in effetti erano attuali anche 2000 anni fa.
J. Middleton – Il grande libro delle strategie – ETAS, 2007 (prima edizione italiana). Certamente per coloro che cercano un testo che parli di strategia in modo speculativo, questo libro potrebbe non essere esattamente la scelta giusta. Per tutti coloro che, invece, desiderano avere un panorama di alcuni tra i maggiori pensieri strategici, da cui trarre indicazioni per ulteriori approfondimenti, il testo qui citato rappresenta una buona opportunità di lettura. Personalmente ho avuto modo di apprezzare inoltre il breve capitolo di chiusura dell’autore, che pone il pensiero strategico in relazione con elementi di teoria della complessità, argomento questo che rappresenta uno dei miei principali punti di interesse.
AA VV – Leadership (Hardward Business Rewiew) – Strategics Edizioni, 2007. Si tratta di una raccolta di articoli scritti da autori di primo piano, basti pensare a Kotter, Mintzberg e Zaleznik, solo per citarne alcuni. Il tema della leadership come elemento centrale della figura del manager è affrontato da diverse angolature. Tutti gli articoli sono di grande interesse e forniscono molti spunti di riflessione per lavorare su se stessi. Ci auguriamo che molti manager abbiano l’opportunità di leggerlo e di farne buon uso.
AA VV – L’organizzazione High-Performance (Harward Business Review) - Strategics Edizioni, 2007. E’ una antologia di articoli pubblicati sulla famosa rivista Harward Business Review nel 2005 che trattano il tema della performance aziendale e di come sia importante creare un collegamento reale e consistente tra la definizione della strategia e la realizzazione della stessa. E per fare ciò risulta inevitabile puntare sul coinvolgimento e sulla collaborazione degli attori sociali che compongono l’organizzazione.
A. Bassi , Moira Tagliafico - Il valore strategico della comunicazione nel project management. Dal piano di gestione, ai report, alla chiusura del progetto - Prefazione di Mario Damiani, FrancoAngeli Editore, 2007. Ancora troppo spesso i processi di gestione progetti trascurano nei fatti l’importanza della comunicazione, considerandola un fastidio, un onere in più, qualcosa di cui purtroppo non si può fare a meno per essere “politicamente corretti”. La comunicazione viene così privata dei suoi contenuti fondamentali, il confronto e la condivisione, per assumere carattere di mera informazione asincrona, esplicitata di norma attraverso chilometriche e-mail e laconici verbali. Il libro di Antonio e Moira, prendendo spunto dalla struttura delle aree di conoscenza del project management definite dal Project Management Institute (PMI®) nel PMBOK® (Project Management Body Of Knowledge), approfondisce i concetti che stanno alla base dell'area relativa al “Communication Management”. L'intento è quello di affrontare la complessità insita in tutti i processi di comunicazione, offrendo alcuni spunti interessanti per realizzare una comunicazione efficace, intendendo con ciò non solo il mero scambio di informazioni sull'andamento del progetto, ma anche la gestione dei documenti, la raccolta delle lesson learned, le interazioni necessarie per la creazione e la gestione del team e degli attori sociali coinvolti nel progetto.
Edward de Bono - Creatività e pensiero laterale – BUR (sesta edizione italiana), 2007. “Il principio essenziale del pensiero laterale recita: ogni modo particolare di considerare le cose è solo uno fra molti altri modi possibili… Anche se non c’è alcun incentivo a generare nuove idee sono i problemi stessi a costringerci a provvedere in merito. C’è poca scelta se non cercare di risolverli”. Per de Bono, prima che un modello, il pensiero laterale è un atteggiamento, un ambito mentale che non esclude nulla a priori e che, a mio avviso, trae vantaggio dalla capacità di avere la visione di insieme e nel medesimo tempo la supporta. Dal 1970, data della sua prima pubblicazione, questo libro costituisce un contributo fondamentale allo sviluppo del pensiero creativo.
Quentin R. Skrabec jr. – La Regola di San Benedetto per il successo negli affari Problem Solving strategico – Hermes Edizioni, 2007 (edizione originale del 1998). Da qualche anno diversi autori di management hanno adottato la Regola di San Benedetto come riferimento per sviluppare alcuni concetti legati all’organizzazione e alla leadership. Mi è capitato di leggere diversi testi di questo tipo e personalmente trovo il parallelo tra monastero benedettino e azienda in alcuni casi abbastanza forzato. La libera adesione e il motivo sovraordinato in base al quale un individuo sceglie la vita monacale è spesso difficilmente paragonabile alle ragioni molto più pragmatiche che ci portano a lavorare in una determinata azienda. Premesso ciò, ho trovato questo libro stimolante per le opportunità di riflessione e per le considerazioni concrete che offre.
S. Crainer, D. Dearlove – Il grande libro dei guru – ETAS, 2006 (prima edizione italiana). A dispetto del titolo, che potrebbe far pensare al solito libro d’effetto o a una mera raccolta didascalica di pensieri vari, questo libro ha rappresentato una piacevole sorpresa. In modo semplice e sintetico gli autori propongono i passi fondamentali del pensiero dei più importanti autori di management e di comportamento organizzativo da Taylor e Weber ad oggi. Chi cerca maggior scientificità e dettaglio si indirizzerà certamente altrove, chi invece desidera avvicinarsi al tema o anche avere un comodo riferimento per alcuni spunti e riflessioni, ne resterà soddisfatto.
John Maeda – Le leggi della semplicità – Bruno Mondadori, 2006. Parlare oggi di semplicità, in un contesto che appare sempre più complesso, può far sorridere. Tuttavia a ben guardare la complessità è talvolta più apparente che reale, generata spesso da risposte volutamente complesse a situazioni che potrebbero essere affrontate con maggior pragmatismo e disincanto. Sembra, insomma, che una idea, una proposta, un prodotto, se non è complesso allora è “povero”, banale, incapace di attrarre. Maeda è un professore del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e affronta questo tema con originalità e competenza, proponendo esempi e stimoli che ho trovato molti calzanti.
Edgar Morin – Introduction à la pensée complexe– Editions du Seuil 2005. Ci sono a mio avviso due poli di approccio, l’uno opposto all’altro, per affrontare il tema della complessità. Uno parte dal presupposto che la complessità è qualcosa da negare, da “smontare”, da ridurre necessariamente a cosa semplice; l’altro parte dalla considerazione che la vita biologica, le relazioni sociali, le dinamiche quotidiane sono per loro natura complesse e non possono essere ridotte forzosamente a qualcosa di “meno complesso”. Edgar Morin, sociologo e filosofo francese, uno dei maggiori maestri del pensiero contemporaneo, ha dedicato molte delle sue opere al tema della complessità e in questo breve saggio ci porta per mano a comprendere come la complessità sia insita nell’uomo e come sia importante, quasi rivelatore, il fatto di esserne pienamente consapevoli.
Stephen R. Covey – Le 7 regole per avere successo – FrancoAngeli/Trend, 2a edizione italiana, 2005. Si tratta senza dubbio di un bel libro, capace di interessare sin dalle prime pagine, proponendo spunti di riflessione e occasioni di arricchimento personale. Il titolo potrebbe far pensare ad uno dei soliti testi che propongono formule magiche invece non è così. Covey ci suggerisce l’importanza dell’interdipendenza come caratteristica forte della vita stessa. E ci aiuta a comprendere, in modo davvero efficace, che l’interdipendenza è una scelta che solo le persone indipendenti possono fare. Chi è dipendente non può scegliere di diventare interdipendente, non è sufficientemente in controllo di se stesso. L’autore è uno dei maggiori personaggi a livello internazionale (qualche anno fa la rivista Time lo ha riconosciuto come uno dei 25 cittadini americani più influenti) sui temi del management e della crescita personale.
Nelson DeMille – Mayday – Oscar Mondadori, 2005 (la versione originale è del 1979). Si tratta di un triller che si svolge a bordo di un aereo colpito per sbaglio da un missile lanciato durante una esercitazione militare segreta. Le sorti dell’aereo e dei superstiti a bordo sono legate a un filo e vivono anche delle tensioni che a terra si scatenano su scenari distinti: compagnia aerea e assicurazione da un lato e ambiente militare dall’altro. Il libro offre alcune interessanti chiavi di lettura sulle dinamiche relazionali tra gli attori sociali coinvolti, giocate sulla salvaguardia dei propri personali interessi, e sulla capacità di improvvisazione dei due personaggi principali del racconto. Capacità di improvvisazione che non deriva dal caso ma dalla loro esperienza, dal loro vissuto e anche dal loro carattere.
C. Lowney – Leader per vocazione – Il Sole 24 Ore (edizione italiana del 2005). Tra la miriade di libri sulla leadership, questo lavoro di Lowney si distingue sia nella forma, sia nella sostanza. Lungi dal proporre anch’esso regolette, decaloghi, punti di attenzione, cosa fare e cosa non fare, costituisce una notevole occasione per riflettere su come si è. Al giorno d’oggi c’è una grave carenza di leadership nelle organizzazioni. “Si tratta di una grave lacuna che non si colmerà certo grazie agli alti dirigenti che si trovano ai vertici di grandi organizzazioni e aderiscono strettamente a quelle teorie sulla leadership che parlano di un’unica grande personalità o di un unico grande momento decisivo. La lacuna, al contrario, è colmata da ogni singola persona, giorno dopo giorno… E’ colmata da tutti coloro che si rifiutano di vivacchiare fingendo di fare qualcosa…”. Una prospettiva, quella di Lowney, che ci invita a guardare alla leadership a partire dalla consapevolezza di ciascuno di noi. Consigliamo questo libro a tutti coloro che sentono la necessità di esprimere con maggior forza la propria ownership; lo sconsigliamo invece a chi cerca risposte preconfezionate da proporre ad altri e non ha alcuna voglia di lavorare su se stesso.
A. Galgano – Toyota, perché l’industria italiana non progredisce – Guerini e associati (edizione del 2005). Che in questi tempi ci sia una profonda crisi di management nelle imprese e nelle istituzioni non è sicuramente un fatto nuovo. Che sia possibile ripensare l’organizzazione in termini diversi dal vissuto quotidiano e dare un nuovo ruolo al personale aziendale, nemmeno. Lo testimonia il successo ottenuto da Toyota attraverso il suo TPS (Toyota Production System), efficacemente illustrato in questo libro scritto da un maestro della consulenza quale è Alberto Galgano.
T. Peters, R. H. Waterman jr. – Alla ricerca dell’eccellenza – Sperling & Kupfer Editori, (edizione italiana del 2005). Dal sito Web dell’editore: “Tom Peters, uno dei maggiori esperti di top management della nostra epoca, è autore di alcuni dei best-seller che hanno segnato la storia del pensiero manageriale. Il suo primo libro, Alla ricerca dell'eccellenza, scritto con Robert J. Waterman, è stato giudicato «migliore libro sul business di tutti i tempi» in un'indagine di Bloomsbury Publishing”. Anche noi lo abbiamo letto e dal nostro modesto punto di vista riteniamo che sia davvero un lavoro fondamentale, in cui alla gestione basata sul controllo (figlio della sfiducia e del sospetto) e sul mero culto dei numeri, viene contrapposta una prospettiva che si basa sul coinvolgimento e sulla valorizzazione delle persone, sulla comunicazione aperta e sulla flessibilità organizzativa. C’è da restare stupiti che dopo oltre vent’anni dalla sua prima pubblicazione così pochi manager ne abbiano fatto tesoro.
L. Bossidy, R. Charan – Execution – Sperling & Kupfer Editori (edizione italiana del 2004). Riteniamo questo libro particolarmente significativo in quanto affronta in modo chiaro ed esplicito un tema fondamentale del project management e dell’intero modo di essere ed agire dell’organizzazione: l’esecuzione non è cosa meramente tattica, da delegare ai ruoli più operativi dell’azienda, ma una questione strategica che investe primariamente il management. Un’idea che non contiene la base della sua realizzazione, non è un’idea compiuta. Il nostro approccio organizzativo al project management è molto in linea con questa visione strategica dell’Execution.
David Allen – Ready for Anything – Penguin Books, 2003. Anche se si tratta di uno di quei numerosi libri in cui gli autori propongono in pillole una serie di risposte a situazioni, casi o problemi ricorrenti, libri che per la verità mi attirano molto poco, questo di Allen mi è sembrato interessante sia per il livello dell’autore, sia perché fornisce una serie di considerazioni, tutte di buon senso, che prese nel loro complesso possono aiutare sia l’individuo, sia l’organizzazione a riflettere su come lavorare meglio e con minor affanno. Certo, se i capi per primi non vanno in questa direzione non c’è storia, ma questo è un problema comune a praticamente tutte le trattazioni relative all’organizzazione e alla vita aziendale e nulla toglie all’interesse che suscita il libro.
G. I. Kendall, S. C. Rollins – Advanced Project Portfolio Management and the PMO – J. Ross Publishing (edizione del 2003). L’ambiente multiprogetto costituisce oggi un contesto comune a pressoché tutte le organizzazioni e che allarga notevolmente lo spettro d’azione e di influenza della disciplina del project management. Questo libro pone in rilevo le questioni più rilevanti sul tema e la necessità di bilanciare in modo opportuno efficacia ed efficienza delle operazioni intraprese, illustrando come il PMO (Project Management Office) può contribuire al successo.
R. Thomsett – Radical Project Management – Prentice Hall (edizione del 2002). Questo libro pone in risalto alcuni aspetti sottolineati anche nei nostri lavori. Il project management “statico”, visto come rigida sequenza di azioni e processi non funziona più, non è minimamente in grado di rispondere alle attuali esigenze di cambiamento. Gli attori sociali devono essere costantemente coinvolti dall’inizio alla fine del progetto. Tutto cambia e il project management deve essere in grado di gestire il cambiamento, non di subirlo. Da leggere.
G. Bonazzi – Storia del pensiero organizzativo – FrancoAngeli, 2002 (tredicesima edizione, volume unico). Questo libro, nelle precedenti edizioni formato da tre distinti volumi, rappresenta ormai un classico sull’argomento del pensiero organizzativo e crediamo debba rientrare obbligatoriamente tra le letture principali che ogni manager dovrebbe conoscere e studiare. Il pensiero organizzativo è qui analizzato attraverso tre questioni fondamentali: industriale (tecnologie e consenso), burocratica (funzioni e strategie) e organizzativa (decisioni e risorse). Tali questioni, lungi dal rappresentare silos indipendenti, consentono di addentrarsi nella materia e nel pensiero dei vari autori riportati secondo chiavi di lettura che ne favoriscono la comprensione generale.
Manfred F.R. Kets de Vries – L’organizzazione irrazionale – Raffaello Cortina Editore 2001. Se ancora avevamo qualche dubbio circa il fatto che le organizzazioni non possono primariamente essere gestite tramite organigrammi e procedure, questo libro riesce a dissiparli del tutto. Kets de Vries, clinical professor of leadership management e direttore del Global Ledership Centre di Insead, una delle migliori business school del mondo, con questo libro ci aiuta a comprendere come gli aspetti emozionali e affettivi abbiano un peso determinante sulla scena organizzativa, come del resto più in generale accade nella vita di tutti noi. Un libro che consiglio particolarmente a tutti gli appassionati del “management by excel”.
Anatolij Bukreev, G. Weston Dewalt – Everest 1996, cronaca di un salvataggio impossibile – CDA Vivalda Editori, 1998. Questo libro racconta una avventura tragica e incredibile durante la quale Burkeev, uno degli scalatori più forti mai esistiti, riesce a mettere in salvo di notte, ad oltre 8000 metri di quota, tre persone da solo e senza ausilio dell’ossigeno. Una impresa al limite e forse oltre ogni umana capacità. Una storia, dunque, drammatica e avvincente, immersa in un contesto non privo di polemiche, gelosie e speculazioni che non risparmiano nemmeno le storie di montagna. Ma anche un libro da cui trarre molti spunti su temi comuni anche a noi, quali l’analisi degli attori sociali e le conseguenti strategie di relazione, l’esercizio della responsabilità verso altri e la capacità di prendere decisioni da soli, in situazioni difficili.
T. Morris – If Aristotle Ran General Motors – OWL BOOK, 1998. Attraverso una prospettiva umanistica e filosofica, Morris invita a ripensare i temi fondamentali del business e del mondo del lavoro ponendo al centro dell’attenzione l’uomo. I manager sono invitati a spostare l’attenzione da goal sempre più tattici e di corto respiro (la “bottom line” relativa a fatturato, margini, ecc), dove l’uomo è uno degli oggetti che servono per soddisfarli, a obiettivi più importanti, dove l’uomo è al centro dell’attenzione. Se ciascuno è incoraggiato e favorito a dare il meglio di sé, allora il raggiungimento della bottom line è la conseguenza naturale di una forte motivazione ad agire. Un libro che stimola e arricchisce; lo consigliamo a chi voglia mettere in discussione il proprio modo di essere nel business.
M. Gorog, N. J. Smith – Project Management for Managers – PMI (edizione del 1998). E’ questo un libro che forse non ha pienamente riscontrato il successo che si merita. Gli autori illustrano come il project management può contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’organizzazione fungendo da elemento di congiunzione tra la gestione corrente e gli obiettivi strategici, attraverso una relazione ciclica.
H. Kerzner – Project Management – John Wiley & Sons – (sesta edizione del 1998). Non poteva mancare tra i libri di project management consigliati. Certo, data la mole non indifferente (oltre 1100 pagine nell’edizione da noi citata) non è di facile lettura ma ci si trova praticamente tutto. Un’opera a nostro avviso adatta a chi già pratica la professione, da utilizzare per consultazione e per trovare utili e autorevoli riferimenti. Il principiante potrebbe trovarsi in difficoltà a comprendere e sistematizzare la quantità e la profondità delle informazioni contenute nel testo.
R. H. Schaffer – High Impact Consulting – Jossey-Bass (edizione del 1997). Un libro che tratta specificatamente dei temi relativi a interventi di consulenza, ma che può offrire efficaci spunti di riflessione a tutti coloro che sono impegnati in progetti (o processi) di cambiamento organizzativo. L’autore sostiene, a nostro avviso pienamente a ragione, che per fornire un reale valore non basta essere esperti in una specifica materia. Occorre aiutare il cliente a sviluppare capacità proprie di gestione e governo del cambiamento che è chiamato ad attuare.
J. P. Lewis – Project Planning, Scheduling & Control – McGraw-Hill (edizione del 1995). Un libro utile. Moderno, pratico, concreto, che pone le persone e i loro comportamenti al centro della scena. Se le persone coinvolte hanno chiaro gli obiettivi da raggiungere e sono motivate ad agire, allora il project plan sarà il frutto di azioni condivise e le cose andranno come previsto. E’ un buon handbook, a nostro avviso indicato anche ai neofiti della professione.
E. H. Schein – Lezioni di consulenza – Raffaello Cortina Editore (edizione italiana del 1992). Schein è considerato un po’ da tutti il padre della consulenza. Suoi sono alcuni dei testi più letti e studiati del settore, come questo qui proposto. La relazione cliente-consulente, seppure con i dovuti distinguo, può trovare applicazione anche nel contesto del project management se pensiamo ad alcune dinamiche che si vengono a creare tra committente e project manager. Un classico da studiare con attenzione per riflettere su come ci relazioniamo con gli altri attori nella nostra attività.
P. M. Senge – La Quinta Disciplina – Sperling & Kupfer Editori (edizione italiana del 1992). Questo libro è ormai diventato un classico della letteratura di management a livello internazionale. La quinta disciplina tratta delle “organizzazioni che apprendono”, che incoraggiano l’apprendimento permanente e la generazione di conoscenza a tutti i livelli e che attraverso ciò accrescono continuamente la loro capacità di creare il futuro. Un libro profondo che stimola il cambiamento della mentalità professionale di chi lo legge con attenzione.
Joel de Rosnay – Il Macroscopio – Dedalo Libri, edizione del 1977. Questo è davvero un libro molto diverso da tutti gli altri. Il rammarico può essere costituito dal fatto che, probabilmente, non è così facile da trovare. Parla della visione d’insieme, aspetto fondamentale per poter affrontare la complessità. Nei vari capitoli di cui è composto, l’autore ci aiuta a riflettere sull’importanza della multidisciplinarietà e sul fatto che la scienza tradizionale, basata sulla compartimentazione delle varie discipline, non è sufficiente a comprendere la realtà nella sua completezza. Se da un lato il pensiero complesso ha radici molto antiche, dall’altro il metodo scientifico ha condizionato il nostro modo di apprendere e di agire negli ultimi secoli, portandoci a “dividere” invece di “collegare”. Recentemente, negli ultimi decenni, si parla molto di “teoria della complessità”, sul cui tema sono stati prodotti molti lavori da illustri personaggi. Questo libro è stato scritto nel 1975, quando ancora non esisteva praticamente nulla in letteratura e ha il pregio di essere uno dei primissimi testi sull’argomento. Se il microscopio consente di conoscere l’infinitamente piccolo e il telescopio permette di avvicinarsi all’infinitamente grande, il Macroscopio è “il simbolo di una nuova maniera di vedere, di comprendere e di agire… l’innalzarsi per vedere meglio, il collegare per comprendere meglio, il situare per agire meglio”. Cercatelo e leggetelo, vale la pena.
Laurence J. Peter e Aymond Hull – The Peter principle – William Morrow and Company, 1969. Questo libro è stato scritto oltre quaranta anni or sono ma si presenta, per certi versi, di una attualità sconcertante, nonostante la società e il mondo del lavoro siano mutati in modo dirompente dal 1969 ad oggi. Tratta dell’incompetenza. Secondo il principio di Peter, ciascun impiegato tende a elevare il suo livello di incompetenza. Ciò succede in quanto ad un certo punto del proprio percorso lavorativo un soggetto viene promosso a ricoprire un ruolo o una posizione per i quali non è adeguatamente preparato. Se ciò decenni or sono avveniva step by step, oggi capita che questo fenomeno accada saltando i passaggi intermedi, aggiungendo danno al danno, in quanto all’incompetenza si aggiunge l’inesperienza. Il risultato, allora come ora, è lo stesso: le posizioni di responsabilità sono troppo spesso ricoperte da persone incapaci di svolgere il ruolo atteso da tale posizione.
Se volete contattarci scrivete a: mdamiani.cmdmc@gmail.com |
|
home | chi siamo | pubblicazioni | articoli | documenti | Fond.ISTUD | PMI | testi consigliati | autori management
|